Sul silenzio by David le Breton

Sul silenzio by David le Breton

autore:David le Breton [Breton, David le]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Raffaello Cortina Editore
pubblicato: 2020-04-22T22:00:00+00:00


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spiritualità del silenzio

In magno silentio cordis.

agostino, Le confessioni

Il linguaggio di Dio

La parola divide il mondo introducendo la frattura (e il legame) del senso, così come il volto manifesta la singolarità dell’individuo, consentendone il riconoscimento da parte degli altri. Per il credente, tuttavia, Dio non può essere ricondotto a un significato ben definito, bensì si sottrae alla parola, perché la sua essenza è al di là delle parole, oltre ogni limite di senso. La parola o il volto sono anzi in antitesi agli attributi divini: sono caratteri essenzialmente umani, perché danno prova di una separazione (Le Breton, 2011). Dio non ha volto, perché rappresenta l’infinità dei volti possibili e non può aver parte nella cesura individuale: similmente, la parola non è in grado di estinguere il bisogno dell’uomo che a Lui si rivolge, sia che a essa faccia ricorso per parlargli, sia che se ne serva per nominarlo. Louis Lavelle ha scritto:

Talvolta il silenzio è tanto ricco di significato da abolire la parola, non solo perché la rende inutile ma anche perché la parola dissiperebbe, dividendola e riversandola all’esterno, l’essenza troppo fine che ha in sé, senza consentirci per così dire di toccarla. Il silenzio è un omaggio che la parola rende allo spirito. Perciò la Parola di Dio, alla quale nulla manca e che è una rivelazione totale, non si distingue dal perfetto silenzio. (Lavelle, 1942, p. 87)

Sebbene i monoteismi non abbiano mai rinunciato all’autorità della parola o al canto, una certa predilezione per il silenzio permea le diverse teologie. Anche quando è immerso nel fervore religioso, l’uomo non può affrancarsi dalla propria condizione per testimoniare la propria fede e il linguaggio risulta spesso necessario anche per dire, come nel caso dei mistici, l’impossibilità di dire. Talvolta la scelta del silenzio si impone: qualora invece, nonostante tutto, si riveli opportuno parlare, una particolare tonalità di silenzio intesse la parola che viene rivolta a Dio. Apollodoro di Atene ha affermato: “Il silenzio mistico rende onore agli dei imitando la loro natura”. Gregorio Nazianzeno è convinto che, di fronte all’immensità di Dio, il credente colmo di fervore non abbia altra possibilità se non quella di elevare al Creatore un “inno di silenzio” (Clément, 1982, p. 28). Secondo Jacob Böhme: “Quando ammutolisci in silenzio, sei ciò che era Dio prima di natura e creatura, donde ti fece natura e creatura; così ascolti e vedi ciò che vide e ascoltò Dio in te prima che avesse inizio il tuo volere, il tuo vedere, il tuo udire” (Böhme, 1624, p. 37). Da parte sua Giovanni Climaco, monaco del monastero del monte Sinai vissuto a cavallo fra il vi e il vii secolo d.C., ha scritto: “L’amico del silenzio si avvicina a Dio. In segreto si intrattiene con lui e riceve la sua luce” (Clément, 1982, p. 157). Riferendosi alla tradizione ebraica, André Neher osserva:

Il silenzio costituisce la forma più eloquente della rivelazione, allo stesso modo lo strumento più eloquente dell’adorazione è il silenzio. All’Infinito corrisponde e risponde l’Ineffabile, tema religioso che la Bibbia, di nuovo, è la prima ad aver posto nei recessi dell’animo umano.



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